Ivo Rocca e lo SCAV

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Ivo Rocca e lo SCAV

Sab, 31/07/2021 - 17:07
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Una storia lunga quasi cinquant'anni (dalle pagine di Bormio Sport)
Ivo Rocca

Se c’è una figura che si associa immediatamente allo SCAV, è quella di Ivo Rocca, decano del fondo in Alta Valle che ha attraversato tutta la storia dello Sci Club Alta Valtellina e non solo! Personaggio poliedrico, si è lanciato in ogni avventura con entusiasmo e passione, sempre col sostegno fondamentale della sua famiglia. Ancora oggi è un riferimento per tutto il mondo sportivo per la vitalità che trasmette. Classe 1925, fu protagonista in molte attività, dalla Filodrammatica al coro, dal calcio al fondo, senza trascurare corsi antivalanghe e, naturalmente, il lavoro presso AEM.

Iniziamo con lo SCAV, la tua seconda famiglia…
Fu un’impresa avventurosa, non esisteva niente di paragonabile in Alta Valle e fu merito di Benito Moriconi riuscire a creare dal nulla un sodalizio dedicato allo sci di fondo. Tutti i fondisti, infatti, gareggiavano per i vari sci club o per gruppi organizzati (ad esempio la Moto Guzzi o l’AEM), ma non esisteva niente di specifico, soprattutto per i giovani. Moriconi ci coinvolse e insistette nel suo progetto e devo dire che ebbe ragione se ancora oggi siamo qui a sfornare atleti e campioni!

Dove vi allenavate?
Eh, anche quello era un bel problema perché non esisteva neppure una pista! Ci inventammo un percorso che passava nei prati dietro le case (quelle prospicenti la via Nazionale) e che arrivava sopra Semogo, sino a S. Carlo. Poi però volevamo una pista importante, una su cui fare gare nazionali e internazionali, così nel 1973 nacque il primitivo tracciato che toccava Premadio e Le Motte, su cui ancora oggi si sviluppa la pista Viola.

Avete fatto un ottimo lavoro: la pista Viola è oggi un fiore all’occhiello per la Valdidentro…
Sì, ma dietro c’è stato un enorme lavoro di squadra. E poi non c’erano tutti i macchinari di oggi. Pensa che per la battitura usavo una motoslitta con attaccato dietro uno slittino dotato di sci appaiati con sopra un peso per affondare nella neve e riuscire a tracciare i due binari! Ci si arrangiava, ecco.

Arrivarono anche le prime importanti manifestazioni internazionali…
Che battaglie! Ricordo uno dei primi Trofeo delle Regioni Tutti volevano organizzarlo, il Trentino e altri comitati… ci impuntammo e riuscimmo ad avere l’assegnazione. Per i nostri ragazzi poter gareggiare in casa era motivo di orgoglio.

Come ti sei avvicinato al mondo dello sci nordico?
Un tempo eravamo tutti un po’ autodidatti, si imparava guardando i più grandi e gli atleti che avevano fatto gare importanti. Io, a dire il vero, ho avuto l’esempio di mio fratello Felice che è stato allievo di Silvio Confortola e nella sua categoria ottenne vittorie anche a livello nazionale, però avevo uno stile innato, impostato bene per i movimenti di braccia e gambe; infatti, quando Moriconi e Del Regno mi videro sciare, mi vollero subito come allenatore.

Così ebbe inizio il “matrimonio” con lo SCAV
Sì, mi affidarono subito la categoria baby e iniziai la “carriera” di allenatore. Quanti ne ho cresciuti! Li portavo in giro col pullmino per tutta l’Alta Valle, da Santa Caterina a Livigno, e ovviamente li accompagnavo anche alle trasferte, se il lavoro me lo permetteva… Devo dire che con me stavano volentieri, mi è sempre piaciuto avere a che fare con i bambini, ci divertivamo tutti quanti! Ancora oggi mi capita di ricordare con loro qualche episodio. Poi, capitava di invitarli su a Pezzel, alla mia baita, così si trascorreva qualche ora in allegria tutti insieme a fare qualche bella cantata.

Anche la tua famiglia è stata coinvolta?
La famiglia è stata fondamentale. Mia moglie, in particolare, mi ha sempre sorretto, è sempre stata al mio fianco e mi ha aiutato e sopportato in tutte le mie iniziative, perché, al di fuori del lavoro, non c’era solo lo SCAV…

Ah no? In cos’altro ti cimentavi?
C’erano l’impegno con il coro e soprattutto il teatro; facevo parte della Filodrammatica di Isolaccia, ero attore e anche regista. E poi suonavo la fisarmonica e in estate andavo pure con la bici da corsa, scalavo lo Stelvio, il Gavia… Mia moglie l’ho conosciuta proprio a teatro, aveva una bella voce e cantava anche... facevamo un bel duetto, io con la fisarmonica e lei a cantare… Poi, naturalmente, ero via anche per lavoro: ero dipendente dell’AEM e mi occupavo dei tralicci. Posso dire di aver vissuto delle belle esperienze.

Una vita piena e soprattutto ricca di dedizione per gli altri. Non a caso, tutti gli allievi dello SCAV sono prodighi di ricordi e tenerezza per quest’uomo che li ha cresciuti ed accompagnati nel loro percorso di crescita. “Ivo insegna ai piccoli a diventare grandi, e ai più grandi ad amare lo sport”; in questa frase, tratta da un vecchio Bormio Sport dell’anno 2000, sta racchiusa tutta l’essenza di Ivo Rocca e dei suoi circa 45 anni di attività all’interno dello SCAV.

 

Anna