TUMORE ALLA PROSTATA: ALL'OSPEDALE DI SONDRIO UNA TERAPIA INNOVATIVA CHE AUMENTA LA SOPRAVVIVENZA E RIDUCE I SINTOMI

Una terapia innovativa che aumenta la sopravvivenza, riduce i sintomi e migliora la qualità di vita rispetto ai trattamenti standard: sono i benefici dimostrati di Pluvicto, destinato ai pazienti con tumore della prostata avanzato, ora disponibile all'Ospedale di Sondrio. Si tratta di una delle prime applicazioni in Italia che la Medicina nucleare dell'Asst Valtellina e Alto Lario ha sviluppato nell'ambito della collaborazione con l'Ospedale Niguarda. «Andiamo molto orgogliosi dell'introduzione di questa nuova metodica - sottolinea il direttore generale Ida Ramponi -, importante sia dal punto di vista clinico che quale proposta di revisione organizzativa. Si tratta di una terapia di eccellenza che possiamo offrire qui per la presenza di strumentazione all'avanguardia e di professionisti preparati. È la dimostrazione di come, anche nei piccoli centri, si possano fare grandi cose, contribuendo alla ricerca: bisogna essere propositivi, e i nostri medici lo sono, e superare alcune difficoltà burocratiche, ma i risultati che si ottengono sono significativi e vanno a vantaggio dei nostri pazienti».
In un territorio che ogni anno registra 150 nuovi casi di tumore alla prostata, pari a un quarto dei tumori maschili, la terapia con Pluvicto, che prevede soltanto una seduta al Niguarda, per la prima somministrazione, e le successive cinque a Sondrio, rappresenta un'innovazione importante per i malati di tumore in stato avanzato. «Questo è in assoluto il primo caso in Italia di collaborazione tra due strutture ospedaliere per questa terapia, che prevede l'utilizzo di un farmaco di cui pochi centri possono disporre in Lombardia - spiega Claudio Barbonetti, direttore della Medicina nucleare e direttore del Dipartimento Servizi clinici -. Con la Prostate Unit, a Sondrio adottiamo una metodologia avanzata attraverso un gruppo multidisciplinare, formato da medici nucleari, oncologi, urologi, anatomopatologi e radiologi, che valuta la situazione del paziente al quale è stato diagnosticato un tumore alla prostata, partendo dalla sua storia clinica per giungere alla definizione delle opzioni terapeutiche. Oggi l'approccio è cambiato e si è passati da una netta prevalenza della chirurgia a un ampio incremento della terapia radiante, seguendo il Piano diagnostico terapeutico aziendale, che garantisce risultati equiparabili con meno effetti collaterali. Il Pluvicto interviene nei casi di tumore in stato avanzato, su pazienti metastatici che, dopo i farmaci ormonali e la chemioterapia, non avrebbero altre possibilità di cura, e si è rivelato efficacissimo. Attualmente abbiamo due pazienti in trattamento e a breve ne inseriremo un altro».
Una forma di radioterapia mirata, che unisce precisione molecolare e potenza radioterapica. Il farmaco combina una molecola che riconosce il PSMA, Prostate-Specific Membrane Antigen, una proteina che si trova a livelli elevati nei tumori della prostata, con un radionuclide, il Lutetio-177, che emette radiazioni beta. Quando Pluvicto si lega alle cellule tumorali che esprimono PSMA, rilascia radiazioni direttamente all’interno del tumore, danneggiandone il dna e portando alla morte cellulare. Questo consente un effetto terapeutico mirato, riducendo i danni ai tessuti sani. «I pazienti vengono selezionati dal gruppo multidisciplinare e presi in carico dalle Medicine nucleari del Niguarda e di Sondrio - spiega Cristina Songini, medico nucleare -: la somministrazione del farmaco, della durata di mezz'ora, avviene per via endovenosa. Per il primo ciclo il paziente viene ricoverato al Niguarda, per una notte, in via prudenziale, mentre per i successivi tutto si svolge all'Ospedale di Sondrio dove rimane per sei ore in osservazione prima di tornare a casa. Per tutta la durata della terapia, che comporta sei somministrazioni, viene seguito e controllato, con semplici prelievi, per verificare l'efficacia della terapia e gli effetti collaterali, decisamente inferiori rispetto ad altre cure. Sul primo paziente, già dopo il primo ciclo la risposta è stata positiva e lui è contento di poter seguire la cura qui senza doversi spostare a Milano. La gestione del paziente è in capo al medico nucleare con il personale infermieristico e tecnico, i colleghi della fisica sanitaria e della farmacia».
I dati elaborati sui primi pazienti sottoposti a questa terapia verranno presentati al Congresso nazionale di Radioterapia dai medici della Medicina nucleare dell'Asst Valtellina e Alto Lario, che avranno l'opportunità di illustrare ai colleghi di tutta Italia l'applicazione della nuova metodica.
I dati elaborati sui primi pazienti sottoposti a questa terapia verranno presentati al Congresso nazionale di Radioterapia dai medici della Medicina nucleare dell'Asst Valtellina e Alto Lario, che avranno l'opportunità di illustrare ai colleghi di tutta Italia l'applicazione della nuova metodica.
Emanuela Zecca
Ufficio Stampa ASST Valtellina e Alto Lario
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