FRAMMENTI DI STORIA - VENT'ANNI CON IL MARCHIO DI STREGA
Tra i vari processi di stregoneria che interessarono il territorio del Bormiese, merita particolare segnalazione quello che ebbe per protagonista Domenica figlia di Vitale Pradella di Semogo, moglie di Andrea Morcelli. Domenica, detta Castelera, nel corso di 20 anni circa era stata inquisita addirittura 3 volte: nel 1624 per ingiurie, nel 1630-1633 per stregoneria e nel 1644 con la stessa fatale accusa. L’aspetto più interessante è senza dubbio il fatto che il secondo procedimento finì – unico fra tutti gli altri incartamenti processuali – addirittura a Roma presso il Santo Uffizio, dove fu dibattuto in due sedute del tribunale. Anche la relativa sentenza fece scalpore, perché si risolse a favore dei condannati (Domenica e suo fratello Balsarino), contribuì indubbiamente a mitigare l’eccessivo zelo dei magistrati bormini e segnò un punto a favore del foro ecclesiastico rispetto a quello secolare, che si contendevano la competenza nel giudicare le cause di stregoneria. La vicenda di Domenica si inserisce, insomma, nel contesto delle dispute tra la Curia episcopale e la classe politica bormina, la quale non tollerava la benché minima intromissione nelle sue prerogative giuridiche. A onore di Domenica vi è non solo l’aver resistito ripetutamente alla tortura (tra l’altro, appena dopo aver partorito un figlio), ma anche il coraggio nell’attendere il verdetto del processo, laddove gli altri imputati (tra cui suo fratello) si erano dati alla fuga per sfuggire alla sentenza che immaginavano certamente di morte.
G. ANTONIOLI, Gli esiti della sentenza del Sant’Uffizio nel processo contro La Castelera, Boll. 12/2009
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