Pride in Valtellina-Valchiavenna: visibilità, diritti e resistenza

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Pride in Valtellina-Valchiavenna: visibilità, diritti e resistenza

Mar, 15/07/2025 - 17:48
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Nell’annunciare la nascita del Valtellina-Chiavenna Pride, il comitato organizzativo ha ricevuto molti commenti di odio e disprezzo. Tutto ciò solleva alcune domande: perché un evento con una lunga storia come il Pride riesce, ancora oggi, a dividere? Quali sono le paure che accompagnano molte di queste reazioni negative? C’è forse un’idea diffusa che quelle cose, quelle persone non abbiano a che fare con “noi”, ma con altri luoghi. Ma chi è questo “noi” che parla per tutti? Chi decide quali sono i valori che un territorio dovrebbe abbracciare e portare avanti, e quali no? Chi includere e chi escludere? Le persone LGBTQAI+ nate e cresciute in Valle conoscono bene il sentimento politico dominante. Alcune sono state costrette ad andare via, non per scelta, ma perché soffocate da un clima di oppressione. “Noi amiamo queste zone proprio perché le abitiamo e abbiamo il diritto di abitarle, di poterci vivere senza paura, di essere liberə, qui come altrove. E sappiamo che molte persone delle nostre valli, alleate della comunità, sono con noi. E siamo pronte a dare il via al primo Pride della Valtellina- Valchiavenna” racconta uno degli organizzatori del Pride.

Il Pride è un inizio

 Il Pride, in questo momento storico, nelle nostre valli ma non solo, non è un semplice punto di arrivo: è un inizio, il primo passo di un percorso di liberazione che i membri della comunità queer vogliono portare avanti. Lo slogan scelto per il primo Pride Valtellinese è Visibilità, Visione e Vissuto, e riassume ciò che significa organizzare un Pride in un luogo in cui non c’è mai stato prima. I Pride nascono con un preciso intento: rivendicare ciò che si è, mostrarlo al mondo – anche in maniera sfacciata. Come si legge nel documento politico del Pride: “Oggi, tuttə insieme, vogliamo prenderci lo spazio che ci è sempre stato negato. Il nostro primo Pride nasce con un obiettivo chiaro: rendere visibili i nostri vissuti. Per questo scendiamo in piazza, per esserci, per resistere, per costruire un futuro più giusto e più libero”. Se non si è visibili, il rischio è quello di rimanere inascoltati, incompresi, costretti a nascondersi  dietro una maschera e a soffrire. Per questo il coming out (il processo attraverso il quale una persona rende pubblica la propria identità di genere o orientamento sessuale) è un atto rivoluzionario per chi appartiene alla comunità LGBTQAI+: significa mostrare al mondo, alla propria famiglia, alla propria comunità, ciò che si è.

(R)esistere

Purtroppo, l’atto del coming out può esporre la persona a dei rischi: l’isolamento, la denigrazione,  l’abbandono da parte della famiglia e, nei casi più estremi, la morte. “Il nostro Pride sarà un momento di coming out collettivo, un evento in cui tutte le persone queer della Valle, sostenute da tutte le altre che vorranno essere lì, manderanno un messaggio forte e univoco: noi esistiamo. Noi siamo dappertutto, ci siamo sempre state e ci saremo. Siamo lə vostrə figliə, sorelle/fratelli, parentə, amicə, compagnə di scuola, colleghə. Non chiediamo semplicemente di essere accettate o tollerate. Non vogliamo conformarci a un modello, a una norma: questo lo facciamo già troppo spesso. Ci mimetizziamo per paura di rimanere solə, di essere feritə, abbandonatə da chi, in teoria, dovrebbe amarci, da quelle comunità che ci hanno visto crescere e che non accettano ciò che, ai loro occhi, siamo diventatə” afferma uno degli organizzatori del Pride e prosegue: “Noi vogliamo rivendicare ciò che siamo, lottare per i nostri diritti, dire a coloro che non ci vedono che esistiamo, siamo in mezzo a loro. E dire alle persone queer del nostro territorio che non sono sole, che ci sono altre persone come loro con cui confrontarsi e condividere e che ci sono pronte ad abbracciarle e sostenerle. Niente e nessuno dovrebbe costringerci ad abbandonare il posto che chiamiamo casa”.

Comitato Valtellina Chiavenna Pride -

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