“tassa sulla salute: il tempo è scaduto ora occorrono risposte”
Milano/Bellinzona/Coira/ Sion, 25 novembre 2025
Nei giorni scorsi si è concluso il secondo ciclo di assemblee lungo il confine italo-svizzero,
dalla provincia di Varese a quella di Sondrio, da quella di Como a quella del Verbano Cusio Ossola,
nelle quali i frontalieri hanno chiesto a gran voce la soppressione definitiva dell'iniqua, illegittima ed
inefficace tassa sulla salute, il ripristino delle regole stabilite dalla legge 83/23 entrata in vigore solo
nel 2024, la ripresa del confronto sui tanti problemi aperti nel tavolo interministeriale ottenuto con
l'accordo del 2020 e convocato un’unica volta a febbraio del 2025.
Le assemblee hanno anche permesso alle OOSS italiane di presentare le ragioni delle proposte
alternative messe in campo (il welfare territoriale, ovvero il possibile finanziamento alla sanità
attraverso quota parte dei ristorni fiscali, oggi giunti alla cifra record di 128 milioni), finalizzate ad
uscire dal vicolo cieco di una legge incomprensibile e di un lungo percorso vertenziale che,
verosimilmente, si annuncia complesso, ma purtroppo nessuna delle vie indicate o ipotizzabili sinora
ha trovato concretezza.
Gli innumerevoli elementi di criticità introdotti dalla norma di Bilancio 2024, rincarati dalla
finanziaria 2025, hanno determinato una situazione di stallo anche nei confronti dell’unica Regione
che sinora ci ha coinvolto: Regione Lombardia, nulla invece è pervenuto da Piemonte, Alto Adige,
Valle d’Aosta.
Tanti hanno apprezzato l'unità di intenti del sindacato italiano e svizzero sia pur in una fase
di grande complessità. Ora, dopo venti mesi di impasse, il tempo appare davvero scaduto:
• serve l'avvio del ricorso alla Corte Costituzionale, non appena sarà possibile, per determinarne
l’incostituzionalità e abrogarne gli effetti in via definitiva.
• Serve l’avvio di una vertenza legale per rendere esigibili i diritti acquisiti nell'accordo
sindacale del 2020 (nuova Naspi) e mai attuati.
• Serve un’ultima chiamata alla responsabilità della politica che governa le Regioni,
maggioranze attraversate da posizioni spesso articolate, affinché si esprima in chiaro sulle proprie
reali intenzioni.
• Serve la ripresa dei lavori del tavolo interministeriale a Roma per affrontare tutti i problemi
rimasti senza soluzioni e le tante questioni interpretative emerse dall’applicazione del trattato
internazionale e del cosiddetto decreto omnibus per i lavoratori trans cantonali.
Se da un lato non vogliamo rinunciare alla speranza di un ripensamento in extremis, dall’altro
occorre che si agisca affinché ove non abbia a prevalere la ragione sia il diritto a farsi sentire.
Il sindacato, unitariamente, continuerà su queste due strade consapevoli come siamo di essere
dalla parte giusta, da quella dei lavoratori e delle lavoratrici di frontiera.
CGIL
CISL
UIL
UNIA
OCST
SYNA
VPOD
SYNDICOM
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