I PASQUALI DAL PASSATO A OGGI

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I PASQUALI DAL PASSATO A OGGI

Ven, 30/03/2018 - 20:10
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Le prime testimonianze della sfilata

Con il primo di questo mese di aprile il paese di Bormio di rianima con i Pasquali, la vecchia tradizione cara ai bormini e non solo…infatti alla sfilata partecipano ormai persone provenienti da tutto il comprensorio (e anche non residenti), nel più perfetto esempio di armonia ispirato (speriamo) alla S. Pasqua. Il lavoro ferve da mesi: le nottate spese a progettare, realizzare, costruire, assemblare, abbellire e decorare non si contano. È un rito collettivo con cui ogni abitante – prima o poi – deve fare i conti, vuoi perché coinvolto nella preparazione dei carri, o nella sfilata, o anche solo nel collaborare in qualche misura con l’associazione dei Reparti, che ogni anno prendono in carico l’organizzazione di un evento che – nel tempo – si è imposto all’attenzione del grande pubblico. I costumi, i colori, i fiori, i particolari minuziosi dei carri, gli ingranaggi, gli animali e soprattutto tanti, tanti bambini che fanno da cornice alla sfilata, come piccoli pastorelli che accompagnano il corteo e testimoniano, con la loro innocenza, i molteplici significati religiosi sottesi ad ogni opera. Dove nascono i Pasquali? Qual è la tradizione da cui ha preso forma l’attuale sfilata? Ilario Silvestri spiega molto bene il significato legato all’offerta religiosa dell’Agnello Pasquale in un circostanziato articolo di pochi anni or sono (cfr. I. SILVESTRI, L’Agnello Pasquale in “Bollettino del Centro Studi Storici Alta Valtellina” n. 17, anno 2014, pagg. 227-232).

L’eco delle prime semplici “sfilate” giunge a inizio Novecento con Glicerio Longa: più che altro si trattava del trasporto di un agnello pasquale che ogni Reparto mandava alla S. Messa di Pasqua, ornato con muschio e pochi altri fronzoli (anche se ogni Reparto ci teneva a farlo spiccare rispetto a tutti gli altri) e condotto in chiesa da qualche giovane vestito da pastorello. È probabile che nel Dopoguerra siano iniziate le prime vere e proprie creazioni artistiche nello spirito dei Pasquali odierni: un giornale del 1930 annuncia che i Pasquali del Reparto Maggiore, Combo e Dossorovina “hanno destato l’ammirazione dei Bormiesi e dei forestieri che gremivano la piazza”. Si trattava ancora di realizzazioni poco elaborate, che però manifestavano tutto l’orgoglio di ogni contradaiolo. “La contrada di Dossorovina presentava un gruppo di pastori nei caratteristici costumi. La via Indipendenza [l’attuale via Roma, nda] aveva costruito un’enorme colomba simbolo di pace, portante una graziosa bambina. Viva ammirazione ha suscitato il Pasquale del reparto di Combo, che rappresentava una colonna in muschio sormontata da un Vangelo portante un agnello con croce”.

Brani tratti da “Il Popolo Valtellinese” del 26 aprile 1930

Anna