TORNA A SPLENDERE LA STORIA DELLA VAL FRAELE
Dalle acque della diga di San Giacomo torna alla luce l'omonima chiesa medievale di Fraele e la sua riscoperta ha il valore simbolico di una vera e propria rinascita o, addirittura, di una rivincita (se vogliamo dar credito alle illazioni che ogni tanto circolano in valle circa l'abbattimento del suo campanile…). Quel che è certo, è che la campagna di scavi promossa dall’Università di Bergamo in concorso con il Parco Nazionale dello Stelvio, il comune di Valdidentro e la Fondazione AEM-A2A, rappresenta qualcosa di sensazionale per i ritrovamenti sinora appurati e soprattutto per la restituzione che questi comportano: restituzione di dignità a un bene troppo frettolosamente soppresso, restituzione di valore storico a un’intera vallata che per millenni è stata uno dei punti nevralgici di tutta l’Europa, restituzione di consapevolezza a un territorio e alla sua gente.
La serata di presentazione dei primi risultati degli scavi compiuti intorno all’antica chiesetta, nonché alle torri di Fraele, è stata emozionante, soprattutto nella ricostruzione fatta dall’archeologo Federico Zoni, e tutto l’uditorio ha potuto appurare quale tesoro di ricchezze si nasconda dietro le vestigia storiche delle nostre vallate.
Riguardo alle torri di Fraele, gli studi condotti hanno permesso anzitutto di confermare quanto già noto dai documenti d’archivio ovvero la loro origine medioevale. Attraverso il metodo dendrocronologico, applicato alla perfezione dal servizio archeologico di Coira, si è giunti a una datazione precisa che fa risalire la costruzione delle torri al 1392; una collocazione temporale ben definita che è stata possibile grazie all’eccezionale ritrovamento, all’interno dei due manufatti, dei travetti di legno utilizzati nei ponteggi del cantiere medievale, travetti che sono ancora perfettamente conservati e avvolti dalla malta originaria usata nella costruzione.
Ma è stata la chiesa a riservare le maggiori sorprese agli addetti ai lavori: l’antico sito, infatti, era stato allagato a partire dal 1950 e l’ultima traccia dell'edificio religioso (il campanile svettante sopra il lago) era scomparsa nel 1953. Ebbene, dal cumulo di pietre giacenti a terra e che un tempo furono la ex chiesa di S. Giacomo (la cui collocazione esatta è stata individuata grazie a un lavoro di sovrapposizioni fotografiche svolto in collaborazione con i CC Forestali) è stato possibile anzitutto far riaffiorare tutto il perimetro della struttura. Al di sotto di questo, con enorme sorpresa dopo i 50 anni sommersi dall’acqua, sono poi stati ritrovati tutti i muri, uno dei quali (il muro a nord) si è ancora conservato sino a un’altezza di 1,60 metri. Quindi, sono progressivamente riemersi i frammenti crollati (volte, murature, solai), tutto il pavimento e addirittura brandelli di affreschi del presbiterio, che in epoca più recente erano stati ricoperti da intonaco e che l’acqua ha probabilmente restituito al loro aspetto originario.
In base ai primi studi eseguiti sulla pianta perimetrale e sui riaffioramenti di materiale, è stata avanzata una plausibile ricostruzione storica dell’edificio, che nella sua forma moderna era il risultato di più accrescimenti avvenuti nei secoli: i muri perimetrali della navata dovrebbero essere i più antichi (databili intorno all’XI-XII secolo), seguiti dall’abside e dal campanile, di epoca rinascimentale e contemporanei ai contrafforti esterni. In una terza fase si aggiunse un avancorpo, chiamato convenzionalmente "atrio". È stata ritrovata anche una soglia di legno nell’abside, che attesta l’esistenza di un pavimento rialzato cui si accedeva tramite un gradino.
Il cantiere di S. Giacomo, che in futuro potrebbe ampliare il suo areale di intervento nella vicina necropoli, si rivela non solo una straordinaria testimonianza di storia, di cultura e di antropologia, ma anche un collettore vitale di forze che si coagulano intorno a un sogno: restituire a una comunità la sua memoria.
Anna
In foto: la chiesa di Fraele parzialmente allagata e circondata dalle acque dell'invaso (proprietà Fondazione AEM-A2a)
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