L’EMERGENZA-URGENZA IN ALTA VALLE: UN TERRITORIO DOVE (A VOLTE), DECIDE LA FORTUNA

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L’EMERGENZA-URGENZA IN ALTA VALLE: UN TERRITORIO DOVE (A VOLTE), DECIDE LA FORTUNA

Sab, 06/03/2021 - 12:44
Pubblicato in:

6 marzo 2021

Quando la morte tocca da vicino si viene travolti dall’enormità della circostanza, in modo particolare in quest’epoca iperteconologica in cui l’idea dell’evento luttuoso viene generalmente respinta o circoscritta alla cosiddetta “realtà virtuale”. Accettare una perdita è qualcosa che già di per sé richiede un enorme coraggio e una non comune forza d’animo. Ma accettarla quando essa avviene in condizioni colpevolmente inefficienti, non si può pretenderlo davvero.

Non si può restare indifferenti di fronte alla sensazione di impotenza, rabbia e sconforto che pervade le pagine e le chat di tanti singoli utenti, che hanno dovuto dire addio a un uomo buono, solare, esemplare nella sua semplicità e spontaneità, unico per la sua famiglia e per tutti coloro che lo hanno amato.

Non si può continuare ad accettare con condiscendenza il bla bla bla che passa sulle nostre teste, di coloro che si autocelebrano sotto i riflettori mentre – fra i meandri dei tecnicismi burocratici – ci tagliano i fili dell’esistenza, come la mitologica Atropo.

Nessuno può garantire che un presidio sanitario come l’ospedale di Sondalo nell’era pre-covid avrebbe potuto salvare una vita, ma parimenti nessuno potrebbe escludere il contrario. Una vita è il bene incommensurabilmente più grande di tutti, ma forse, per chi vive in montagna, la sensazione è che questo valore non sia egualitario rispetto a chi può usufruire di un ospedale attrezzato per l’emergenza-urgenza nelle sue vicinanze. Quando la differenza tra la vita e la morte si deve anche solo a una manciata di minuti, un sottile brivido corre lungo la schiena di oltre 20mila persone che vivono – nel peggiore dei casi – a 100 km di distanza dall’hub ospedaliero di riferimento, come fissato dalla programmazione regionale.

Nella conferenza stampa del luglio 2020 il dirigente Salmoiraghi così dichiarava: “Nel 2019 le giornate che in Valtellina hanno impedito il volo di un elicottero per un tempo superiore alle 6 ore sono state 10, che vuol dire che 355 giorni all’anno gli elicotteri hanno volato e avere gli elicotteri in una valle come la vostra in grado di portare il paziente nell’ospedale più competente – non solo il più vicino – è di fondamentale importanza e questo la popolazione lo deve sapere perché è un messaggio di assoluta tranquillizzazione”.

Ecco, vorrei che avesse la stessa sicumera nell’affermarlo, guardando negli occhi i figli e la moglie di un uomo buono, che su quell’elicottero non è salito.

 

Anna