DIETRO AL RUINON: GLI INTERVENTI TECNICI E I PROGETTI PER COMBATTERE L’ISOLAMENTO DI UNA COMUNITÀ

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DIETRO AL RUINON: GLI INTERVENTI TECNICI E I PROGETTI PER COMBATTERE L’ISOLAMENTO DI UNA COMUNITÀ

Mar, 06/10/2020 - 20:41
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Incontro a S. Caterina con diretta video sulla situazione della frana

6 ottobre 2020

La lunga diretta Facebook ripresa dal gruppo “La Valfurva nostra… dite la vostra!” sulla riunione convocata per il problema del Ruinon ha delineato un quadro abbastanza desolante sulla risoluzione della problematica, che continuerà per anni a incombere sulla strada e l’abitato di S. Caterina. Il fatto è che questa maledetta frana sembra voler sfuggire alle facili previsioni, si comporta in modo alquanto imprevedibile, risponde a sollecitazioni insolite, col risultato che le progettazioni preesistenti devono essere rifatte perchè non più coerenti con la situazione contingente. Esempio lampante, la galleria stradale: “I lavori per la galleria artificiale – dichiara l’assessore Sertori – erano già partiti nel 2019, ma con gli spostamenti che ci sono stati sul corpo frana ora il progetto non è più attuabile con la nuova conformazione. L’appalto era già stato fatto ed è stato necessario azzerare il lavoro, rescindere il contratto, rifare la procedura di gara, con tempi che – ovviamente – si dilatano. Quindi per accelerare l’apertura, lo scorso anno, si decise di fare l’argine interno e tralasciare momentaneamente la galleria. In pratica agiamo su due fronti: a medio-lungo termine per la soluzione definitiva, a breve-medio termine per ridurre il più possibile i disagi alla collettività”.

In una situazione così mutevole, non si può certo pensare a espedienti dettati dalla faciloneria. Se l’unica soluzione definitiva del problema è il bypass, come quello della val Pola, è chiaro a tutti che prima di poterci arrivare occorreranno tempi molto lunghi (e anche trovare gli ingenti finanziamenti occorrenti, non sarà subito fatto…); nel frattempo, bisognerà trovare un modo di convivere con la frana, con i minori disagi e danni possibili. Ciò significa che i tecnici dovranno mettere in campo gli strumenti idonei a monitorare e rallentare il più possibile il movimento franoso nonchè ridurre i “falsi allarmi” del georadar, le istituzioni dovranno supportare la popolazione con le forme più appropriate che sapranno attuare, gli abitanti dovranno armarsi di pazienza e mantenere desta l’attenzione sul problema.

Su ciascun fronte ognuno porta la sua esperienza, le sue difficoltà e il suo impegno.

Il prof Casagli, incaricato del monitoraggio del Ruinon, e il dirigente regionale Dario Fossati confermano l’eccentricità del movimento franoso, ma concordano anche sul fatto che gli interventi sinora attuati hanno di gran lunga migliorato la situazione: la deviazione delle acque del Confinale e di altre sorgive che entravano nel corpo frana ne hanno certamente permesso un rallentamento (“l’acqua è la sua benzina e se la togliamo la rallentiamo”), anche se permane un’ulteriore sorgente, responsabile degli ultimi sommovimenti, che non è stata ancora intercettata e che dal sottosuolo sgorga direttamente sulla frana. Parimenti, la realizzazione del vallo e l’installazione del radar doppler, “assai sofisticato e usato per la prima volta su un corpo frana così esteso come quello del Ruinon”, vanno in questa direzione di intervento migliorativo, benché non risolutivo e altri lavori sono tuttora in cantiere o in progetto tra i vari enti coinvolti: l’innalzamento dell’argine, la variante stradale in galleria, il bypass idraulico, la sistemazione della strada agrosilvopastorale, l’implementazione del monitoraggio e non ultimo la regimazione del torrente Frodolfo nel caso di una caduta totale o parziale del Ruinon. Anche la demolizione dei massi più grandi, avvenuta lo scorso anno, ha consentito di eliminare alcune pericolose criticità, dato che le difese approntate non sarebbero sufficienti per fermare quantità così ingenti di roccia (e in effetti, proprio un masso di questo genere, nell’agosto dello scorso anno, arrivò sino alla sede stradale).

Ovvio che la complessità geologica di un movimento franoso, poco importa alla popolazione che da qualche anno vive sulla sua pelle le difficoltà nel condurre un’esistenza normale e nel portare avanti la propria attività lavorativa. Le risposte che i cittadini chiedono, in questo caso, vanno ben oltre le spiegazioni tecniche con cui si sta affrontando il problema e ben oltre l’iter burocratico necessario (solo in Italia si può chiamare “di emergenza” una procedura che si protrae per mesi…). Gli scenari approntati dagli esperti per rilevare i vari gradi di pericolo (che – tra l’altro – sono divergenti all’interno dei due piani di riferimento: quello “Casagli” e quello della Protezione Civile provinciale) presuppongono situazioni di fortissimo disagio per la popolazione e di ansia legata all’impossibilità di soddisfare i bisogni primari ed essenziali. Di qui alcune esigenze riportate dagli abitanti: garanzia di un servizio medico (non semplicemente un’autovettura con due infermieri), il trasporto scolastico, l’assistenza a malati, anziani, disabili, l’esonero dal pagamento di tasse a fronte di entrate inesistenti, il problema del rifiuto di finanziamenti da parte di istituti di credito… E su tutto, la richiesta di essere tempestivamente informati per potersi organizzare in caso di chiusura della strada.

Proprio per il fatto che la riapertura – con o senza “finestre” – non garantirà certezze per il futuro e che la risoluzione del problema Ruinon sarà destinata a protrarsi nel tempo, bisognerebbe trovare il modo per attivare subito delle modalità di sostegno assistenziale/fiscale in favore degli abitanti. Ridurre la chiusura della strada a “soli” 15 giorni annui anziché i 180 del 2019 può essere visto come un successo dal punto di vista tecnico, e lo è perché giustamente sono stati approntati degli interventi che hanno migliorato la situazione e ridotto il pericolo. Ma per un operatore basta anche solo un giorno di chiusura della strada per ingenerare nella clientela la fuga verso altre località turistiche, percepite come più sicure. Senza contare che, di questo passo, saranno sempre di meno coloro che vorranno fare investimenti.

Il problema Ruinon, ancor prima che geologico, sta diventando un problema sociale e di quest’ultimo dovremmo farci carico anche noi tutti, perché quando parliamo di comunità, parliamo anche di questo.

 

Anna

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