REPORT SULLA SITUAZIONE PENSIONISTICA PROVINCIALE
Quello che emerge dal report dell’Osservatorio INPS dell’agosto scorso, rielaborato dal Centro Studi CGIL e dallo SPI di Sondrio, è che anche nel 2025 la nostra provincia risulta essere ultima in Lombardia per valore dell’importo medio degli assegni pensionistici.
Nel 2025 sono erogate 67.319 prestazioni, il 67% nel “privato” (45.068), il 17% nel pubblico (11.471) e il 16% di carattere assistenziale (10.780)
Dal 2020 ad oggi le prestazioni erogate nel privato e quelle assistenziali sono calate di 2.595 unità, mentre quelle pubbliche nello stesso periodo sono aumentate di 718. Pertanto nel periodo individuato il saldo per la provincia è di ben 1.887 assegni in meno.
PENSIONI GESTIONE “PRIVATA”
Nel 2025 in Lombardia su una popolazione di 10.035.481, le prestazioni erogate per il settore privato ammontano a 3.156.612 unità mentre in provincia di Sondrio rispetto ai 179.051 cittadini residenti, le prestazioni sono 55.848.
Quelle del “Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti” nella nostra provincia sono il 44% sul totale delle prestazioni, dato inferiore a quella regionale che è del 54%, sono superiori quelle degli autonomi e parasubordinati (35% contro il 28%), così come quelle assistenziali (19% contro il 16% lombardo).
L’importo medio lordo mensile degli assegni erogati in provincia, escludendo per il momento la gestione dei dipendenti pubblici è di 1.056,55 euro. Risulta essere ancora il dato più basso della Lombardia che mediamente è di 1.315,68 euro, ovvero 259,13 euro il 20% in meno.
Tutte le altre province hanno un assegno medio superiore a Sondrio, con Milano, Monza Brianza, Lecco e Lodi che hanno un dato superiore alla media (si vedano le slides per i valori).
Il basso valore delle pensioni in provincia, in particolare per coloro che hanno lavorato nel settore privato, è il risultato dei tanti problemi accumulati durante la vita lavorativa: salari bassi, carriere discontinue, precarietà e svariate criticità soprattutto per quanto riguarda l’occupazione femminile come ad esempio i part-time involontari e i contratti di breve durata, fenomeni caratteristici in particolare degli ultimi vent’anni con un preoccupante trend in aumento che riverbererà ulteriormente sia sulle condizioni di accesso alla pensione che sugli importi degli assegni dei prossimi anni.
Tutti questi fenomeni, quando si tratta di tirare i conti per calcolare l’importo della pensione spettante, sono nodi che giungono al pettine e per il futuro, se non ci saranno interventi legislativi significativi, andrà ancora peggio visto l’alto livello di precarietà provinciale, che da tempo andiamo denunciando, oltre la progressione verso il sistema totalmente contributivo che, combinato con gli altri fenomeni, causerà un calo significativo degli importi per le attuali giovani generazioni.
A tutto questo si aggiunge il graduale spostamento dell’economia provinciale a favore del terziario che, pur garantendo un certo reddito, è soggetto alla stagionalità (in particolare nel turismo), che sommato al precariato diffuso, non garantisce gli stessi redditi dell’industria con il conseguente effetto peggiorativo sul calcolo dell’assegno pensionistico.
Le differenze, rispetto ai dati delle altre province, non sono dovute al diverso mix di composizione delle prestazioni, infatti anche l’assegno pensionistico lordo mensile erogato per le sole pensioni da lavoro dipendente privato, in provincia di Sondrio è il più basso della Lombardia ed ammonta a €1.343,82 contro una media regionale di € 1.642,62, ben 298,4 euro in meno (sono sopra la media in questo caso solo le province di Monza e Brianza, Milano e Lodi, si vedano le slides per i valori).
Il totale delle pensioni da lavoro dipendente erogate dall’INPS e non legate al pubblico impiego, rapportate alla popolazione residente, evidenziano una delle percentuali più basse della Regione. Sondrio è al 13,1%, a fronte di un valore medio lombardo del 17,2%, al contrario le pensioni da lavoro autonomo e parasubordinato erogate in provincia rappresentano l’11,4% contro una media lombarda all’8,7%. Infine, le prestazioni assistenziali risultano essere il 6% contro una media Lombarda del 5%, anche se è bene ricordare che il numero delle prestazioni non corrisponde al numero di pensionati perché una persona potrebbe essere titolare di più trattamenti.
PRESTAZIONI LIQUIDATE NEL SOLO 2024
Le “nuove” pensioni liquidate nel corso del 2024, sempre escludendo il pubblico impiego, sono state complessivamente 1.856, 188 in meno rispetto alle 2.044 del 2023, 379 in meno rispetto al 2022 quando ammontavano a 2.234.
L’importo medio per la prestazione di anzianità/anticipata liquidata nel 2024 era di 1.904 (era 1.791 nel 2023 e nel 2022 1.799), contro una media regionale di 2.179 euro e nazionale di 1.987 euro.
Per quanto riguarda invece la pensione di vecchiaia, si scende a 865 euro contro i 1.063 euro in Lombardia e i 956 euro a livello nazionale (quelle liquidate nel 2023 erano 876 euro, 1.024 euro in Lombardia e i 943 euro media nazionale).
TOTALE PRESTAZIONI “PRIVATE” 2024
Il totale delle prestazioni pensionistiche erogate fino ad agosto del 2025, sempre con esclusione della gestione del pubblico impiego, ammonta a 55.848, contro le 56.651 dell’anno precedente, quindi con un calo di 803 unità. Nel 2019, prima della pandemia, erano 58.898, quindi in 6 anni si registra un saldo negativo di ben 3.050 prestazioni, questo dovuto anche all’elevata mortalità degli anziani nel 2020-2022 ed alle progressive restrizioni applicate sulle opzioni d’uscita.
L’introduzione dal 2024 del metodo di calcolo contributivo per chi opta per quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) il limite minimo (4 volte il trattamento minimo € 2.413,6) per l’accesso, il massimale che in alcuni casi limita l’importo sino al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia, l’innalzamento delle finestre (7 mesi nel privato 9 nel pubblico) hanno inciso limitando molto il numero di persone che possono accedervi e che optano per questa soluzione anticipata.
Sono calate le domande di Ape sociale , lavoratori precoci e opzione donna perché le limitazioni entrate a regime e le limitazioni legate al calcolo contributivo, oltre a ridurre la platea fanno dissuadere parte di chi ne ha diritto rimandando il pensionamento.
Di fatto il Governo con pochi provvedimenti, ma peggiorativi, inibendole o rendendole sempre meno appetibili, per non dire insostenibili, ha disinnescato le alternative di uscita in anticipo innalzando come conseguenza l’età media di accesso alla pensione.
PENSIONI DIPENDENTI PUBBLICI
Per quanto riguarda i dati relativi delle pensioni dei dipendenti del pubblico impiego, gli assegni erogati complessivamente nel 2025 in provincia di Sondrio ammontano a 11.471, contro gli 11.410 del 2024 di cui 8.054 per anzianità, 653 per vecchiaia, 611 per inabilità e 2.153 per reversibilità.
L’importo medio della pensione di “anzianità anticipata” in questo caso è di 2.180 euro mentre per la vecchiaia è di 2.453. Il dato medio provinciale degli importi, che tiene conto anche delle reversibilità e delle inabilità risulta essere di 1.983,87 euro, inferiore di 115,93 euro rispetto alla media regionale di € 2.099,80 e di 255,13 al dato nazionale che ammonta a € 2.239.
PRESTAZIONI DIPENDENTI PUBBLICI LIQUIDATE NEL 2024
Le nuove pensioni liquidate nel corso del 2024 sono state 445, di cui 252 per anzianità contributiva, 53 per vecchiaia, 11 per inabilità e 129 per reversibilità.
Il numero complessivo delle pensioni in questo settore è aumentato rispetto all’anno precedente, per effetto di “quota 100”, “quota 103” e “opzione donna”, provvedimenti che in questo settore, negli scorsi anni, hanno favorito l’accesso alla pensione a un numero maggiore di persone, oltre che per l’età media alta, soprattutto a causa del lungo blocco delle assunzioni degli anni precedenti, nonostante il depotenziamento delle opzioni del quale abbiamo parlato in precedenza che ha maggiormente penalizzato il settore privato.
CONSIDERAZIONI
Sandro Bertini, segretario Generale SPI Sondrio evidenzia che la difesa del potere di acquisto si ottiene con la pensione netta.
Gli elaborati del centro studi, come è giusto che sia, parlano di assegni lordi; abbiamo calcolato che una pensione di €1.300 lordi (16.900 lordi annui) nel 2022, per effetto della perequazione nel 2024 è salita a € 1.481 (€19.255 annui) e a seguito dell’aumento degli importi sulla stessa pensione vi è un prelievo Irpef superiore di €708 rispetto a quello di due anni prima.
La mancata restituzione del fiscal drag di fatto incrementa le entrate dello stato a spese di lavoratori dipendenti e pensionati. Ricordiamo inoltre che i pensionati sono ulteriormente penalizzati rispetto ai lavoratori dipendenti perché pagano un’imposizione maggiore.
Conclude Bertini: la situazione provinciale appena descritta giustifica ulteriormente la prossima mobilitazione indetta dalla CGIL con manifestazione nazionale a Roma per il 25 ottobre dove chiediamo con forza che nella prossima legge di bilancio 2026 siano priorità:
• Stop al riarmo; investimenti su sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative e sociali.
• Prendere i soldi da grandi ricchezze ed evasione fiscale; stop a flat tax e condoni; restituire a lavoratori e pensionati il drenaggio fiscale già subito e neutralizzare quello futuro.
• Rinnovare i CCNL pubblici e privati, con detassazione degli incrementi salariali; contrastare precarietà e lavoro povero; introduzione di salario minimo e legge sulla rappresentanza.
• Piena rivalutazione delle pensioni con estensione della quattordicesima, superamento della legge Fornero, introduzione di una pensione di garanzia per giovani e precari.
• Politiche industriali per contrastare le delocalizzazioni, creare nuovo lavoro, realizzare la transizione energetica, ambientale e tecnologica; dar seguito a una vera strategia di sviluppo per il Mezzogiorno.
• Tutelare la salute e la sicurezza sul lavoro; cambiare il sistema degli appalti.
Invitiamo quindi ad un’ampia partecipazione nell’interesse di un riscatto e un miglioramento delle condizioni collettivo.
- Segretario Generale SPI CGIL Sondrio -
Sandro Bertini
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