UNA POESIA DAL CUORE PER IL LAVORATORI DEL MORELLI

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UNA POESIA DAL CUORE PER IL LAVORATORI DEL MORELLI

Gio, 02/04/2020 - 17:53
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2 aprile 2020

Dietro a un lavoro ben fatto c’è spesso una persona che vi ha messo il cuore. È il caso di un piccolo video amatoriale che ha conquistato molti valtellinesi e non, dedicato all’ospedale Morelli di Sondalo e soprattutto alle persone che ogni giorno vi lavorano e che lasciano una traccia indelebile di professionalità e di umanità in coloro hanno avuto modo di incontrarle. La poesia è stata scritta e recitata da Giusi Simonelli, originaria di Bolladore, appassionata di storia locale, di poesia e di dialetto, che ha imparato dai nonni: “il dialetto è un ritrovarsi con loro anche se non ci sono più, è il legame con gli antenati, è far risuonare nelle orecchie il loro respiro”.
Le immagini (montaggio a cura di Marco Delbono) fanno da sfondo a una poesia che è una vera e propria dichiarazione d’amore incondizionato verso queste persone, di fronte alle quali non possiamo far altro che “dimostrare rispetto per le vostre fatiche”.

Anna


I t’à ċemā corona e m’à crédù che te fudéseš fàċ su ala bóna .
Te parevésc lontèn da tuċ, ma t’êsc dàċ cià come un stralùc’.
T’êsc rivā propri adès che l’era drê a butār lì fèa
e dela primavéra te m’àsc fàċ pasār la vèa.
La ġênt per miga farse intemenār la s’é serāda int in cà a tavanār.
Intè’n momênt an séra stùf mārc’ de star butā ġió in de l’otòmana,
al sarìa stàċ méi andār in tolderésc, ala fera de sant’Ana.
M’à scomenzā a pensār a qui, che per tirārme fӧra da stà pelèra
i’ èra sù al Vilagio a far la guèra
e, finì l’ laorār, per tirār drê lì ghèmba i’ ġéva a lèmba.
Vergūn arìa volū ġiutār, ma i m’à serā, int in cà a posār.
Oramài vergót se doéva far,
iscì an sé ’ndàċ fò n’ de la lobìa a chentār, sonār e ènca balār.
In de stì dì l’é vegnū fò li grèn baiāda e, per miga dārghe l’anima al diāol,
ali mēn li grèn lavāda.
per tuċ qui che a l’ospedal i va’ mò a laorār,
l’unich laôr che incӧ l’ cӧr al me dîsc,
mostrār riverénza per li vòsa maîsc.

(Ti hanno chiamato corona e abbiamo creduto che fossi buono.
Sembravi lontano da tutti, ma sei arrivato come un lampo.
Sei arrivato nel momento in cui spuntavano le foglie
e della primavera ci hai fatto passare la voglia.
La gente per non farsi contagiare si è chiusa in casa a far cose inutili.
In poco tempo eravamo stanchi marci di stare sdraiati sul divano,
sarebbe stato meglio perder tempo alla fiera di sant’Anna.
Abbiamo iniziato a pensare a quelli che per farci guarire da quest’influenza
erano al Morelli come in guerra e,
finito il lavoro trascinavano le gambe e barcollavano.
Qualcuno avrebbe voluto aiutare ma ci hanno chiuso in casa a riposare.
Ormai qualcosa si doveva fare,
così siamo usciti sul terrazzo a cantare, suonare e ballare.
In questi giorni sono uscite tante notizie, e per non dare l’anima al diavolo;
alle mani tante lavate.
Per tutti quelli che all’ospedale vanno ancora a lavorare,
l’unica cosa che oggi il cuore mi dice
dimostrare rispetto per le vostre fatiche).

https://www.facebook.com/100005262519835/videos/1698310350354366/