I 50 ANNI DELL'ALTA VIA DELLA VALMALENCO: UNA SERATA E UNA PUBBLICAZIONE PER CELEBRARE L'ANNIVERSARIO
Un glorioso passato, un presente da vivere intensamente e un futuro da scrivere: l'Alta Via della Valmalenco ha cinquant'anni ma non li dimostra. Un'idea che ha precorso i tempi, per un nuovo turismo culturale e ambientale che soltanto decenni dopo avrebbe trovato la sua consacrazione. Venerdì scorso, alla Biblioteca di Caspoggio, Giancarlo Corbellini, geografo, alpinista ed esploratore di lunga esperienza, ha illustrato a un pubblico formato da guide alpine e appassionati di montagna la genesi di un progetto rivoluzionario per quei tempi, era il 1972, quando lui e Nemo Canetta erano responsabili del Museo della Valmalenco, il primo museo storico, etnografico e naturalistico di valle italiano, fondato con Giancarlo Carrara e Silvio Gaggi. A distanza di cinquant'anni dall'apertura dell'Alta Via, avvenuta nel 1975, l'Ecomuseo della Valmalenco ha organizzato un incontro pubblico e promosso un'iniziativa editoriale per celebrare quello che viene considerato uno degli itinerari di trekking più belli dell'arco alpino. La pubblicazione, dal titolo "Alta Via della Valmalenco": 1975-2025, un trekking lungo 50 anni", curata da Ugo Agnelli, è il primo dei Quaderni dell'Ecomuseo, una collana destinata a crescere. In distribuzione presso la Biblioteca di Caspoggio, racconta la nascita dell'Alta Via della Valmalenco, lasciando trasparire l'entusiasmo che ne ha accompagnato l'avvio, presenta i rifugi che s'incontrano lungo il percorso e quelli non più attivi, con dovizia di particolari e splendide fotografie a corredo.
Nel corso della serata, dialogando con Agnelli, instancabile narratore della valle, autore di pregevoli pubblicazioni, Corbellini, in un continuo rimando tra passato, presente e futuro, ha ricordato il motto coniato per l'Alta Via, "Camminare per crescere", e spiegato il senso del logo, si direbbe oggi, disegnato allora, il triangolo giallo, a unire la 'A' di Alta e la 'V' di Via, un colore acceso utile a segnare il percorso. «L'idea - ha detto Corbellini - era quella di creare un museo all'aperto, grazie a un itinerario circolare che collegasse fra loro le località di maggiore interesse culturale e ambientale, intese come vere e proprie sezioni museali». Un museo all'aperto, l'ecomuseo di oggi. Centodieci chilometri per otto tappe, una al giorno, per escursionisti esperti, per scoprire il cuore antico della Valmalenco, pernottando nei rifugi, camminando lenti, ammirando il panorama, assaporando i luoghi e incontrando persone, con partenza e arrivo a Torre Santa Maria. Con il "Brevetto" dell'Alta Via della Valmalenco, dal 1976 e per una decina d'anni, chi portava a termine il percorso riceveva una medaglia e un attestato, assegnati sulla base di un apposito regolamento. Un'idea concretizzata dal Museo della Valmalenco, con il patrocinio della rivista Vai, della FIASP, la Federazione Italiana Amatori sport per tutti, e il sostegno dell'allora Azienda Autonoma di Turismo della Valmalenco.
Oggi l'Alta Via della Valmalenco è parte integrante del Sentiero Italia che proprio Corbellini ha ideato e tracciato, nel 1980: un itinerario di 6300 chilometri che unisce Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, a Muggia, in provincia di Trieste. Gli anniversari conservano i ricordi ma servono anche a fare il punto della situazione: che cosa rappresenta l'Alta Via oggi e che cosa potrebbe diventare? Corbellini ha risposto ribadendo l'importanza dell'itinerario e la sua attualità, indicando nella sinergia con le altre alte vie delle Alpi un'opportunità di valorizzazione e promozione.
A conclusione della serata, il sindaco di Caspoggio Arif Negrini si è complimentato con Corbellini consegnando a lui e, idealmente, a Canetta, in segno di riconoscenza, una pergamena.
- Emanuela Zecca -
- 8 viste