Gilberto Pavan a Sondrio: "Nel rugby come nella vita, serve etica del lavoro"

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Gilberto Pavan a Sondrio: "Nel rugby come nella vita, serve etica del lavoro"

Mer, 15/10/2025 - 14:50
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L'assistente allenatore delle Zebre Parma protagonista di una serata formativa al Cerri-Mari. Tra ricordi, sacrifici e consigli per chi sogna in grande.
Al Cerri-Mari di Sondrio si è svolto ieri sera uno dei primi di una serie di incontri formativi voluti dallo staff tecnico del club, portando in campo professionisti di alto livello per lavorare con giocatori e tecnici locali. Protagonista della serata Gilberto Pavan, 39 anni compiuti proprio il giorno prima, assistente allenatore delle Zebre Parma e volto noto del rugby italiano.
Il suo curriculum parla chiaro: cresciuto nelle giovanili della Benetton insieme al fratello gemello Riccardo (oggi allenatore della Tarvisium), figlio di Franco Pavan, dirigente biancoverde per oltre 20 anni, Gilberto ha costruito la sua carriera mattone dopo mattone. Prima come giocatore, poi come allenatore a Viadana dove ha portato il club a due finali scudetto consecutive in Serie A Elite che mancavano da 14 anni, fino all'approdo alle Zebre Parma nello staff di Massimo Brunello.
Prima dell'allenamento, abbiamo voluto conoscerlo un po'.

Famiglia e origini: quando il rugby è nel DNA
"Full immersion", risponde senza esitazione quando gli chiediamo come si cresce in una famiglia così immersa nel rugby. "Non ho mai visto giocare papà", racconta Gilberto. I primi ricordi risalgono a quando aveva 4 o 5 anni, e ironicamente papà Franco non voleva che i gemelli giocassero. "Ma a 5 anni abbiamo cominciato lo stesso".
La passione è stata più forte di tutto. Tanto che lui stesso avrebbe continuato a giocare se non si fosse rotto i tendini d'Achille. Il 2021 è stato l'ultimo anno in campo.
Quando gli facciamo notare che anche a Sondrio ci sono due gemelli suoi coetanei ancora operativi in squadra, sorride divertito.

Sondrio: l'importanza di condividere
Ma cosa ci fa un tecnico delle Zebre Parma un martedì sera a Sondrio? La risposta arriva subito: Antonio Zanichelli, l'attuale coach del Sondrio Rugby, vecchia conoscenza viadanese. "Ti ha mai sgridato?", chiediamo scherzando. "Sì, mi sgridava", risponde sorridendo mentre Zanichelli, presente all'intervista, annuisce divertito.
"È interessante e stimolante rapportarsi con altri allenatori e altre realtà", spiega Pavan. "Questo allena il modo di allenare". Una filosofia chiara: la crescita passa anche dalla condivisione.

Dalla panchina al campo: costruire l'autorevolezza
Il passaggio da giocatore ad allenatore non è mai semplice. "La prima cosa è essere coerenti. Il giocatore deve fidarsi di quello che dici", sottolinea Gilberto. La parte più difficile per lui? "Allenare giocatori con cui io stesso giocavo. Si modificano le gerarchie e tanti di loro mi hanno aiutato, ma ad alcuni risultava difficile accettare decisioni e critiche, la prendevano sul personale".
La sfida più grande però è un'altra: "Creare la squadra, ovvero creare un gruppo in grado di remare nella stessa direzione".

Il bravo allenatore? Deve evolvere
Chiediamo a Pavan come descriva un bravo allenatore. La risposta è secca: "Evolvere". È vero che servono certezze, spiega, ma bisogna essere aperti all'esplorazione e al cambiamento. "Anche l'essere venuto a Sondrio fa parte di questo processo. È un'esperienza in più".

Brunello e le Zebre: un'opportunità di crescita
Arrivato alle Zebre a settembre 2025, quando il gruppo era già ben coeso, Gilberto si trova bene. "Brunello ha dato un'identità alla squadra e sta facendo un bel lavoro". Dove sente di poter dare il suo contributo? "Con calma! Arriverà, ma è ancora presto".
Il passaggio da Viadana, dove aveva lasciato 14 anni di vita, alle Zebre? "Per me è un'opportunità di crescita personale".
Sul futuro, Pavan è pragmatico. A 39 anni è tra gli allenatori più giovani dell'URC, ma non si sbilancia su ambizioni da capo allenatore: "Sta a me dimostrare cosa posso dare. Per me è importante fare, non le chiacchiere".

Il rugby come scuola di vita
Ed eccoci al cuore dell'intervista. Cosa ha insegnato il rugby a Gilberto Pavan come persona? "Il rugby è uno sport che insegna a stare al mondo. Aiuta a rapportarsi con gli altri, ci sono le regole da rispettare, la disciplina. Se rispetti il tuo compagno e non lo aiuti, non giochi a rugby".
E ancora: "Il rugby mi ha insegnato a parlare e quando parlare". Gilberto prima parlava poco, ma c'è stato un momento in cui ha sentito la necessità di aprirsi per aiutare i compagni.
Per i ragazzi di oggi, secondo Pavan, il rugby può essere ancora più importante: "I ragazzi hanno il telefono in mano tutto il giorno, hanno tutte le informazioni che vogliono, cose che un tempo non erano pensabili, ma c'è un costo dal lato umano: socializzano di meno e vanno stimolati da quel punto di vista. Il rugby aiuta ad aprirsi un po'".

Il messaggio: lavoro, disciplina, sacrificio
La domanda finale è quella che sta a cuore a tutti i ragazzi delle piccole realtà di provincia: come si arriva ai livelli di Pavan?
"C'è tanto lavoro, etica del lavoro. E se vuoi, puoi", risponde senza giri di parole. "Per un tecnico, avere i giocatori che ti chiedono di più è uno stimolo".
E qui arriva il racconto più toccante della serata. Ai suoi tempi c'erano molti nazionali della classe 1986. "Sin dalle elementari io e mio fratello gemello da grandi volevamo giocare a rugby. Ci allenavamo tanto, ma tanto, e lo volevamo fortemente".
Approdati a Parma, si trovarono di fronte a un problema: "Eravamo troppo magri rispetto agli altri. Allora abbiamo fatto tanta palestra e tanto lavoro per portarci al pari. Dai 20 ai 25 anni non ho mai fatto un giorno di vacanza perché ero in palestra a correre".
Il messaggio è chiaro: "Ci vuole tanto lavoro e tanta disciplina".

L'allenamento: professionalità e passione
Dopo l'intervista, Pavan ha guidato una sessione incentrata sulla difesa. L'allenamento è stato molto intenso e il feeling tra giocatori e tecnico è scattato immediatamente. I giocatori erano concentrati ma allo stesso tempo si percepiva il loro interesse, coinvolgimento e divertimento.
A fine sessione, Antonio Zanichelli si è lasciato sfuggire un commento che vale più di mille parole: "È proprio bravo".
Questa serata con Gilberto Pavan è solo la prima tappa di un percorso formativo che il Sondrio Rugby ha voluto fortemente. Un'iniziativa che dimostra come anche le realtà di provincia possano crescere confrontandosi con i massimi livelli del rugby.
Una serata che ha lasciato il segno, ricordando a tutti che nel rugby, come nella vita, non esistono scorciatoie. Solo lavoro, passione e la voglia di migliorarsi ogni giorno.

- Sondrio Rugby -

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