E' USCITO IL BOLLETTINO DI STORIA LOCALE DEL CSSAV
È un Bollettino ricco di temi attuali, quello appena uscito per opera del Centro Studi Storici Alta Valtellina (CSSAV); il volume n.
È un Bollettino ricco di temi attuali, quello appena uscito per opera del Centro Studi Storici Alta Valtellina (CSSAV); il volume n.
Nell’universo di programmi e di iniziative che da qui al 2026 graviteranno intorno alle “Olimpiadi Milano-Cortina” si colloca un’interessante mostra virtuale che il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università IULM di Milano ha ideato e prodotto all’interno del progetto “La montagna territorio fragile, tra immaginari di lusso e iperturistificazione”.
La nostalgia per il tempo passato si può manifestare sotto forma di rimpianto per il periodo della giovinezza oppure di ammirazione per alcune iniziative messe in campo dai nostri antenati. Fra queste ultime andrebbero annoverati alcuni provvedimenti che più di un secolo fa governavano gli usi del paese e che il sindaco Pietro Rini volle promuovere non solo per una migliore convivenza civile, ma anche con l’occhio lungo di chi guardava in prospettiva di uno sviluppo turistico.
Quasi tutti conoscono la raccolta di volumi intitolata “La Contea di Bormio” di Tullio Urangia Tazzoli, una fonte ricchissima per la conoscenza storica del nostro territorio; pochi, invece, sono a conoscenza del travaglio che ebbero queste pubblicazioni per poter vedere la luce.
Sin dal Medioevo il comune di Bormio si interessò fattivamente per poter reclutare un maestro che insegnasse a leggere e scrivere, primi fondamentali requisiti per far sì che funzionari e amministratori potessero efficacemente difendere i diritti della Communitas. Sin dal 1318, infatti, è documentato il reclutamento di un maestro di grammatica, un certo Mafeus.
Dal quadernetto che la maestra Giuseppina Martinelli compilò nei suoi anni, si estraggono poesie e ritagli di racconti che testimoniano l’amore appassionato per la sua terra e i suoi abitanti, rudi montanari la cui asprezza rispecchia forse la stessa asperità dei contrafforti alpini che dominano le loro vallate. Esemplare, per la maestra, è l’articolo con cui il collega Alfredo Martinelli spiega la proverbiale freddezza degli abitanti del “Paese Alto”: “c’è tanta vigoria, tanto calore in queste anime, anche se lo spirito vi appare rude dentro l’involucro chiuso.
La chiesa di S. Martino di Serravalle, purtroppo scomparsa sotto la furia della frana della val Pola nel luglio 1987, costituiva uno dei più interessanti laboratori di studio sulla presenza dei Franchi in Valtellina. L’interpretazione di alcuni ritrovamenti e contenuti documentari, infatti, riporta la minuscola chiesa al contesto del mondo franco e del monastero di S. Dionigi, che Carlo Magno aveva beneficiato di una cospicua donazione di rendite e terre comprese nel regno longobardo e il Valtellina.
17 luglio 2021
L’interessante Convegno organizzato nelle giornate di giovedì 15 e venerdì 16 luglio 2021 ha proposto all’attenzione del pubblico l’importanza delle fonti non solo come strumenti di studio e ricerca, ma come sussidi fondamentali per lo sviluppo turistico e la comprensione del proprio patrimonio, una comprensione che da un lato ci deve rendere consapevoli della nostra storia e dall’altra ci deve rendere responsabili nel mantenerla viva e nel renderla parte integrante della realtà.
Nel 1764 un anziano padre gesuita del Collegio di Bormio, il cui nome è rimasto sconosciuto, compilò un quadernetto con lo scopo di impartire alcuni suggerimenti al suo successore nel ruolo di economo di S. Ignazio. Suggerimenti – s’intende – non solo di natura economica, ma anche sociale, che è la parte più interessante di questa piccola opera. Vi si descrivono, infatti, usi e costumi dei bormini, il loro carattere, con descrizioni forse non sempre obiettive se viste con l’occhio di un forestiero, per di più rigidamente inquadrato nell’ordine.