TANGENZIALINA DI S. LUCIA: A FINE MESE LA DECISIONE

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TANGENZIALINA DI S. LUCIA: A FINE MESE LA DECISIONE

Mer, 19/01/2022 - 17:04
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Secondo incontro pubblico per l'amministrazione comunale, che dovrà decidere sull'esecuzione dell'opera anche in base alle rilevazioni effettuate sul traffico

Nuova amministrazione, problemi vecchi. Anzi, vecchissimi e sinora rimasti in un limbo mentre il mondo intorno continua a cambiare, e non sempre in modo positivo.

Ci prova la giunta guidata dal neosindaco Silvia Cavazzi ad affrontare di petto la questione della mobilità che gravita attraverso e intorno al comune bormino, riproponendo all’attenzione della popolazione un progetto che – nella sua prima stesura – risale addirittura all’inizio degli anni ’90 e che nel corso di una prima riunione pubblica dello scorso dicembre (leggi qui), ha fatto molto discutere e sollevato immediate proteste (attualmente è in corso una petizione on line contro di esso).

La tangenzialina che potrebbe essere costruita ai margini dell’Alute, a ridosso dell’area golenale del torrente Frodolfo («il più possibilmente aderente»), con direzione S. Lucia-Combo, è tornata alla ribalta dopo che da Regione Lombardia sono stati messi a disposizione i fondi per la sua eventuale realizzazione. Eventuale, perché il comune non ha ancora deciso ufficialmente di procedere con l’opera (a tale proposito, se ne discuterà un’ultima e definitiva volta nel consiglio comunale di mercoledì 26 gennaio 2022), anche se l’orientamento pare fortemente indirizzato verso questa ipotesi e, in tal caso, sarebbero già state abbozzate opportune attività di mitigazione e compensazione.

«Come amministrazione comunale – esordisce il sindaco Cavazzi – chiedo a tutti di provare a riflettere con una visione priva di pregiudizi; il rispetto dell’ambiente deve essere necessariamente correlato e combinato con la fruibilità urbana, ma dobbiamo pure riconoscere che l’utilizzo dell’Alute, come si è configurato in questi anni, non si può propriamente definire “rispettoso”, anche per le problematiche viarie di cui stiamo discutendo oggi; per questo, oltre agli studi sul Piano Urbano del Traffico che sono stati avviati già dalla precedente amministrazione, abbiamo predisposto una bozza di convenzione che punti alla valorizzazione e al rispetto dell’Alute, sia attraverso una severa regolamentazione dell’accesso alla piana, sia attraverso opere di miglioramento, ad esempio una rete irrigua a servizio dei terreni, come richiesto dal Consorzio di Miglioramento Fondiario».

Il punto di partenza su cui si è avviata la discussione intorno all’ipotesi-bretella è anzitutto quello di sgravare l’asse viario principale (individuato su via Milano-via don Peccedi) dall’attuale mole di traffico che lo congestiona e che le rilevazioni effettuate dalla Redas Engineering tra 2017 e 2018 hanno certificato. L’impressione generale, infatti, è che il problema del traffico di Bormio sia concentrato solo in alcuni periodi dell’anno e che riguardi prevalentemente il passaggio turistico; la realtà, tuttavia, è un po’ diversa. Se è innegabile un aumento della circolazione di veicoli nei weekend e nell’alta stagione, è altrettanto vero che il flusso automobilistico feriale non è da meno: i dati raccolti nel corso delle 3 campagne di rilevazione (autunno 2017, febbraio 2018, luglio 2018) confermano un flusso abbastanza similare tra estate/inverno e con poche variazioni tra la giornata di sabato/domenica e le giornate di martedì-mercoledì-giovedì. «L’obiettivo del nostro studio – precisa l’ing. Thomas Valentiniè quello di trovare soluzioni alle criticità riscontrate nella quotidianità, analizzando una base media rappresentativa di dati raccolti nei giorni tipici di traffico. Abbiamo effettuato 10mila rilevazioni in tutta Italia e gli strumenti utilizzati sono oltremodo affidabili e presentano un margine di errore del 5%».

In concreto, una volta scelte le zone-chiave più significative ove monitorare il carico veicolare nelle ore di punta, sono stati posizionati dei tubi di gomma attraverso la carreggiata, che hanno rilevato il transito dei mezzi individuandone anche la velocità e la tipologia, fattori che incidono significativamente sulla frequenza di percorribilità (vale a dire: un km di strada viene percorso da tot. automobili al minuto, ma se ci sono davanti dei mezzi pesanti, ovviamente, il numero di veicoli transitati sullo stesso km risulterà inferiore perché la velocità di scorrimento sarà più bassa).

I dati raccolti sono stati poi inseriti in un software dinamico di simulazione che li ha elaborati rendendo visibili, a colpo d’occhio, le variazioni dei flussi di traffico in entrata e in uscita da/per Bormio con le relative criticità. Gli stessi dati, poi, sono stati messi in correlazione con l’eventuale bretella per stimare non solo il comportamento della mobilità con la redistribuzione del traffico, ma anche il cambiamento nelle emissioni di CO2.

Fra i tanti dati emersi dallo studio (le slide verranno messe a disposizione a breve sul canale dell’amministrazione comunale), mi pare significativo quello relativo alla mobilità interna: nelle giornate feriali, in alta stagione, il flusso registrato su via Milano e via don Peccedi, in entrambe le direzioni, è di circa 12.500/15000 veicoli al giorno, il che testimonia che una buona parte di esso viene generato da spostamenti interni o tra comuni limitrofi. E questo è, a mio parere, il vero nodo da affrontare e risolvere per il futuro viabilistico e paesaggistico del comprensorio: educare gli abitanti (residenti e turisti) a un utilizzo razionale dei veicoli, perché la costruzione di una bretella, per quanto utile, non risolverà il problema dei volumi eccessivi di traffico cui sono ormai sottoposte le località alpine (e qui sarebbe interessante visionare il modello previsionale elaborato da Redas per conto di Regione Lombardia, sull’evoluzione della mobilità lombarda nei prossimi decenni).

Bisognerà allora puntare a un modello di sviluppo molto più ampio che possa assecondare le esigenze degli spostamenti, anche nelle casistiche più problematiche, in modo sostenibile: potenziamento massimo del trasporto pubblico, sostegno alla mobilità ciclopedonale (magari anche nei mesi invernali), stazioni di deposito per biciclette, incentivi alla sosta nei parcheggi fuori dal centro, accordi con navette o taxi per trasporti particolari... tutto ciò che possa servire per agevolare i cittadini verso una scelta più consapevolmente a tutela del territorio.

Va da sé, che i primi attori del cambiamento dovremmo essere noi cittadini, che protestiamo per un nuovo nastro di asfalto nell’Alute ma che spesso non siamo capaci di rinunciare alle comodità della macchina per sobbarcarci qualche piccolo disagio in più.

 

Anna